Lettere di Piero Gobetti a Giovanni Papini (1919 1922) 1
1 Gli originali sono conservati nell'Archivio Giovanni Papini custodito dalla Fondazione Primo Conti di Fiesole. Per la pubblicazione ringraziamo sentitamente gli organi della Fondazione unitamente agli amici del Centro Studi Piero Gobetti di Torino.
Pubblicato in: Nuova Antologia, n. 2145, pp. 361-374
(361-362-363-364-365-366-367-368-369-370
4371-372-373-374)325-326-327-328-329-330
Data: gennaio - marzo 1983
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Le lettere che qui presentiamo furono scritte da Piero Gobetti a Giovanni Papini in un periodo di tempo che va dal febbraio 1919 al dicembre 1922. Si tratta di ben diciassette pezzi che denotano l'interesse del giovane intellettuale torinese per l'ormai affermato scrittore fiorentino. Esse, inoltre, rappresentano un qualcosa di più; aprono uno squarcio sui rapporti tra gli intellettuali che agirono in quella feconda stagione della cultura italiana che va dall'inizio del nuovo secolo all'avvento del fascismo.
Piero Gobetti e Giovanni Papini sono personaggi largamente indagati della nostra vicenda culturale per tornare, in questa sede, ad una loro ripresentazione. Ci limiteremo, quindi, a fornire una chiave di lettura considerato che entrambi occupano posti di rilievo nella storia degli intellettuali italiani del '900; posti di rilievo ma diversamente connotati tanto da poter dire che essi sono gli emblemi intorno ai quali ruotano due Italie diverse ancora divise e contrapposte. Se oggi, tuttavia, possiamo dare un giudizio del genere ciò dipende da una valutazione complessiva della storia dell'uno come della storia dell'altro e che adesso siamo in grado di fare con il dovuto distacco. Anche verso Giovanni Papini che pure rappresenta un episodio quanto mai controverso e complesso della cultura italiana come ha dimostrato il convegno fiorentino che, nella ricorrenza del centenario della nascita, gli ha dedicato la Fondazione Primo Conti 2.
2 Il convegno si è svolto presso il palazzo Medici-Riccardi dal 4 al 6 febbraio 1982. In preparazione del convegno è stato pubblicato un volume di studi dal titolo Giovanni Papini, l'uomo impossibile, a cara di Paolo Bagnoli, Sansoni, Firenze, 1982.
L'antitesi Piero Gobetti-Giovanni Papini si gioca su motivi di ordine
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culturale, morale e politico. Infatti, mentre il primo testimonia della volontà laica di individuare, attraverso l'azione politica, una via di rinnovamento morale e culturale del paese, il secondo, tutto preso dal fuoco della letteratura, esprime l'egoità dell'intellettuale che trova in se stesso le ragioni della palingenesi e si affretta, al di fuori di ogni preoccupazione di ordine politico, a darne ragione con scritti che, mossi dalla riflessione individuale, vogliono lanciare un nuovo messaggio morale.
Entrambi sono animati da un fuoco etico ben vivo; però, mentre in Gobetti la presenza morale si conferma in un'opera di educazione civile in cui risalta, salveminianamente, la funzione dell'intellettuale quale promotore di pubbliche istanze che diventano, ipso facto, fattore politico, in Giovanni Papini agisce un nietzchianesimo di fondo che respinge il primato della politica a favore di un ragionamento più retorico e più sdegnosamentè pedagogico, quasi il gridare di una solitudine che proclama la propria fierezza tutta risolta nell'atto letterario.
Vi è però, in entrambi, un'eguale consapevolezza dell'importanza che ha il lavoro degli intellettuali quali promotori di valori, come energie fondamentali di una società che ha il dovere di prendere coscienza di se stessa. Ci sembra che un siffatto tratto comune costituisca il momento del dialogo così come emerge dalle lettere.
Le diverse storie politiche che segnano le vite di Piero Gobetti e di Giovanni Papini — il limpido ed eroico antifascismo dell'uno contrapposte al filofascismo retorico del secondo — non possono, tuttavia, costituire uno schermo a quanto, in effetti, le lettere ci dicono, della simpatia di Gobetti per il « Gian Falco insofferente d'orizzonte », secondo un azzeccato verso di Francesco Meriano 3.
3 Dinanzi a un ritratto di Giovanni Papini, in F. M., Gli epicedi ed altre poesie, La Fiorita, Teramo, 1914, p. 60.
Quando Gobetti, nel febbraio del 1919, scrive la prima lettera a Papini da cui lo dividono ben venti anni — lo spazio di una generazione — egli è un giovane già impegnato nell'azione politica attraverso il movimento sorto attorno all'« Unità » dí Salvemini e, da qualche mese, ha cominciato a pubblicare il quindicinale «Energie Nove» con il quale si prefigge di scuotere dal torpore la « saracena Torino »
4.
Papini, al contrario, è già una personalità affermata. Ha partecipato a riviste importanti quali il « Leonardo », « Il Regno », « Lacerba »; « La Voce »; è entrato in contatto con filosofi e scrittori di livello europeo, collabora a giornali e riviste di grido, dirige per l'editore Carabba la collana « Cultura dell'anima », è
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l'autore di Un uomo finito, uno dei libri più belli della generazione vociana; ben ventidue sono i libri che ha pubblicato fino a quell'anno a partire dall'esordio avvenuto nel 1906 con il crepuscolo dei filosofi.
In quello stesso febbraio del 1919, insieme a Soffici, aveva fondato « La Vraie Italie », scritta in francese e dedicata soprattutto alla politica e su cui Gobetti si esprime in termini entusiastici. La figura di Papini è ormai accertata come quella di uno straordinario irregolare della cultura e di un instancabile organizzatore di movimenti di idee; in ciò risiede la molla che spinge Gobetti ad accendervi un rapporto.
Nel suo lavoro di critico militante e di storico della cultura del proprio tempo Gobetti aveva, già prima del 1919, guardato a Papini con particolare attenzione. Lo aveva, infatti, particolarmente interessato il modo papiniano di fare critica, quel furore iconoclasta che nulla sembrava risparmiare e che voleva innovare aggredendo gli argomenti che via via veniva affrontando. Nel metodo papiniano Gobetti riscontra una profonda onestà intellettuale. « In mano di Papini, — scrive — la stroncatura è arma libera e onesta: ha fatto molto bene alla letteratura e le ha fatto molto male quando Papini ha voluto essere più bislacco del solito ed è stato più vuoto » 5.
5 La critica letteraria dei giorni nostri, « Energie Nove », I, 1, 1-15 novembre 1918. Ora in P. G., Opere, II, Scritti storici, letterari e filosofici, a cura di Paolo Spriano con due note di Franco Venturi e Vittorio Strada, Einaudi, Torino, 1969, p. 440.
Ê anche al succitato giudizio sul Papini stroncatore che bisogna andare per comprendere l'atteggiamento che Gobetti manifestò verso di lui. L'immediatezza letteraria che lo scrittore fiorentino esprime nell'esercizio critico rivelano a Gobetti uno scrittore che « pensatore mai » è però « artista sempre » 6. Così dicendo vuole rendere omaggio di una genialità che rompe gli schemi tradizionali dell'operare intellettuale ridando freschezza al mondo asfittico delle lettere, e delineando un nuovo modo di rapporto tra la soggettività intellettuale e la materia stessa su cui si misura. Papini, insomma, rappresenta un modello che comprensibilmente Gobetti sente affine essendosi preposto, fin dall'esperienza di « Energie Nove », di rinnovare la vita culturale italiana. Significativamente si rivolge a lui « come fratello maggiore » 7, anticipando un giudizio pubblico del 1921 quando indicherà, in Prezzolini, Papini, Salvemini, Slataper e Serra, « spiriti a noi fratelli » 8.
L'insistenza con cui solleciterà Papini a tenere una conferenza alla
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torinese Società di cultura è la dimostrazione di cosa Gobetti intendesse per spirito fratello ossia una comune fede nel lavoro intellettuale come costruzione morale di una nuova Italia. Accanto a Papini colloca non solp Prezzolini, « filosofo e letterato perché organizzatore » 9,
9 Prezzolini, « Poesia ed Arte », III, 8, agosto 1920. Ora in P. G., Opere, cit., p. 482. Sul rapporto Gobetti-Prezzolini si è scritto molto; ci limitiamo a segnalare GIUSEPPE PREZZOLINI, Gobetti e La Voce, Sansoni, Firenze, 1971 e l'intervento di chi scrive nel volume Colloquio gobettiano, a cura e con prefazione di Paolo Bagnoli, La Pietra, Milano, 1979, pp. 47-56. Vedi ancora l'articolo di GOBETTI, Giuseppe Prezzolini, « L'Ordine Nuovo », 2 febbraio 1921; ora in P. G., Opere, cit., pp. 509-510.
ma anche Slataper che giudica « maestro di vita »
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e Serra di cui apprezza « la finezza del letterato, la sensibilità »
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11 Anime religiose: Giuseppe Prezzolini, « L'Ora », 17-18 ottobre 1923. Ora in P. G, Opere, cit., p. 568.
oltre, naturalmente, a Salvemini che « ha ripreso la parte viva del pensiero storico e politico del Cattaneo e si può dire che a lui si sia ispirato nell'opera sua di direttore dell' ' Unità ' »
12.
Riferimenti diversi ma tutti accomunati da un'identica matrice vociana a cui si sente legato per filiazione diretta; « ' La Voce ' di Giuseppe. Prezzolini — osserva — resterà a testimoniare la ricostruzione della nostra cultura. Fu la fiamma vera, prima, che raccolse lentamente tutte le faci della penisola, e le unì in un solo splendore; fu ardore di volontà e non mole d'opere, eterne in sé stesse; ma a quell'ardore s'ispirò o s'ispira — anche se non lo si confessa, anche quando se ne parla con dispetto — lo spirito italiano » 13.
Papini è perciò spirito fratello in quanto esponente di spicco della generazione vociana 14.
14 Nel citato articolo dedicato a Slataper specifica: « Mentre per Prezzolini ' La Voce ' doveva essere una battaglia talvolta anche donchisciottesca contro la Beozia dell'Italia non moderna, per Soffici un nuovo raffinamento di gusti tra il decadente e il paesano, e per Papini l'espressione di un'esuberanza di cultura, si trattava per Slataper di conquistare una storia » (p. 556).
cui poi, a nome del gruppo gobettiano, toccherà ad Umberto Morra fare i conti
15.
Quando nel 1921 uscirà la Storia di Cristo, che darà a Papini una popolarità internazionale, Gobetti la accoglie con un riguardo tutto particolare in quanto anche frutto di una spiritualità vociana, testimonianza di un travaglio che affonda le sue radici lontano, nell'incubazione di Un uomo finito.Distante dai problemi che Papini vive interiormente 16
16 Scrive Gobetti: « E infatti nella scepsi, nel dubbio, noi abbiamo ritrovato il principio dell'esistenza nostra; vivere per noi (contro ogni dato della coscienza immediata) vale negare la trascendenza » (La « Storia di Cristo » di Giovanni Papini, « Il Popolo Romano » 10 aprile 1921. Ora in P. G., Opere, cit., p. 518).
è proprio in365
virtù di questo distacco che può cogliere il fervore intimo che lo scrittore fiorentino ha messo nella sua Storia; perciò confessa di essere « lieto di dire affettuosamente a Giovanni Papini che è stato conquistato anche lui dal fervore del libro, che ne è stato convertito: e tanto più lieto quanto sa che il Papini non si attende questo da lui » 17.
17 Scrive Gobetti: « E infatti nella scepsi, nel dubbio, noi abbiamo ritrovato il principio dell'esistenza nostra; vivere per noi (contro ogni dato della coscienza immediata) vale negare la trascendenza » (La « Storia di Cristo » di Giovanni Papini, « Il Popolo Romano » 10 aprile 1921. Ora in P. G., Opere, cit., p. 519).
L'interpretazione che Gobetti dà della Storia di Cristo è tutta incentrata sul filo della continuità religiosa di Papini, di un'inquieta ed irregolare ricerca spirituale 18
18 « La sua inquietudine inappagata e ricercante eternamente — sino alla superficialità — sempre si colora di un mistico amore per il vero... » (La « Storia di Cristo » di Giovanni Papini, « Il Popolo Romano » 10 aprile 1921. Ora in P. G., Opere, cit., p. 519).
che trova nel porto della conversione il suo approdo naturale. Gobetti, dal versante opposto, comprende il percorso papiniano e ne difende la legittimità; non considera l'atto di fede di Papini né una posa estetica né un gesto trasformistico o accomodante o consolatorio; la sua conversione è, quindi, « un fatto normale; implicito nelle sue posizioni passate »
19.
19 La « Storia di Cristo » di Giovanni Papini, « Il Popolo Romano » 10 aprile 1921. Ora in P. G., Opere, cit., p. 519.
E aggiunge: « Anzi il Papini cattolico è il vero Papini. Egli ha trovato e sistemato nella fede religiosa (non logica) a cui aspirava, la propria profondità. Non v'è ombra di leggerezza nel suo atteggiamento. Ci troviamo dinanzi alla sua esperienza più matura, più ricca, più personale » 20.
20 La « Storia di Cristo » di Giovanni Papini, « Il Popolo Romano » 10 aprile 1921. Ora in P. G., Opere, cit., p. 519.
In seguito parlando di Domenico Giuliotti, tornerà sul cattolicesimo di Papini con un articolato giudizio che ci sembra opportuno ricordare: « Giovanni Papini aderisce al cattolicesimo per ritrovarvi la più ampia verità cristiana; accetta (per una logica superiore che esclude le ritrosie del libero pensatore) il dogma per conquistare con sicurezza l'amore; si crea un'esperienza etica cristiana, ma non rinunzia all'ideale d'una cultura cristiana e anzi vi dà subitb opera ubbidendo alla logica della sua posizione spirituale che dal Crepuscolo dei filosofi in poi non s'era mai allontanata, come noi altrove dimostrammo (il riferimento è al citato articolo dedicato alla Storia di Cristo, N.d.A.) dal tradizionale dualismo, che fu canone dell'ortodossia. Il Papini è cristiano e moderno: il suo cattolicesimo si esaurisce nella professione d'ossequio al pontefice infallibile e, dopo questa sottomissione, soddisfatta l'esigenza fondamentale del suo tormentato dualismo, egli ritrova la sua vita autonoma di cristiano operante » (Domenico Giuliotti, « La Nostra Scuola », 1921. Ora in P. G., Opere, cit., pp. 541-542).
Ma la figura di Papini lo interessa anche in quanto come direttore della collana « Cultura dell'anima », è un riferimento importante di organizzazione culturale, cui rivolge le proprie ansie di studioso.In seguito parlando di Domenico Giuliotti, tornerà sul cattolicesimo di Papini con un articolato giudizio che ci sembra opportuno ricordare: « Giovanni Papini aderisce al cattolicesimo per ritrovarvi la più ampia verità cristiana; accetta (per una logica superiore che esclude le ritrosie del libero pensatore) il dogma per conquistare con sicurezza l'amore; si crea un'esperienza etica cristiana, ma non rinunzia all'ideale d'una cultura cristiana e anzi vi dà subitb opera ubbidendo alla logica della sua posizione spirituale che dal Crepuscolo dei filosofi in poi non s'era mai allontanata, come noi altrove dimostrammo (il riferimento è al citato articolo dedicato alla Storia di Cristo, N.d.A.) dal tradizionale dualismo, che fu canone dell'ortodossia. Il Papini è cristiano e moderno: il suo cattolicesimo si esaurisce nella professione d'ossequio al pontefice infallibile e, dopo questa sottomissione, soddisfatta l'esigenza fondamentale del suo tormentato dualismo, egli ritrova la sua vita autonoma di cristiano operante » (Domenico Giuliotti, « La Nostra Scuola », 1921. Ora in P. G., Opere, cit., pp. 541-542).
Invita Papini a collaborare alla « Rivoluzione Liberale »; gli chiede un giudizio sul Manifesto della rivista; nel dicembre del 1922, quando ora l'antifascismo è diventato l'impegno primario della « Rivoluzione Liberale » sollecitandolo, ancora una volta, a pubblicare nella sua rivista, Gobetti gli si rivolge con un interrogativo pieno di candida ingenuità e di lucida disperata consapevolezza: « A quali altri giovani in Italia potrebbe in questi giorni rivolgere la sua simpatia? » 21.
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Non sappiamo se a tale domanda ci fu una risposta e forse non serve neppure interrogarci, a nostra volta, per cercar d'arguire quale questa avrebbe potuto essere. Restano i fatti `a parlare ed i segni di due vicende umane che, ad un certo punto, si sono incontrate, hanno colloquiato e poi ognuna ha ripreso il proprio cammino.
Alla fine del 1923 22
22 A questa data Gobetti era già stato arrestato due volte; la prima nel febbraio e la seconda nel maggio.
rifacendo rapidamente là storia delle debolezze della cultura italiana 'alla luce dell'affermazione del fascismo, Gobetti osserverà come « La generazione di Prezzolini, intenta nel processo contro gli ultimi trent'anni del secolo XIX, fu irreparabilmente romantica, disordinatamente perduta nella mischia, non abbastanza serena per essere realista. Il fascismo fu anticipato prima della guerra da questo futurismo intellettuale ». E pur tuttavia, « La genialità di Papini è la sola ingenuamente e istintivamente rappresentativa di quest'alba che ebbe pure tutti i caratteri d'un crepuscolo »
23.
Dall'alto della sua coscienza Gobetti testimoniava, ancora una volta, di quanto forte fosse in lui lo stimolo della Ragione, ultimo baluardo etico contro le nebbie pericolose dell'accomodantismo e dell'ufficialità.
Paolo Bagnoli
24 Cartolina postale autografa intestata ENERGIE NOVE - Quindicinale di Questioni Sociali e Letteratura - Via XX Settembre 60, Torino.
3.2.1919
Egr. Sig.
Ricevuta la « Vraie Italie » 25.
25 Rivista mensile, redatta in lingua francese, con articoli per lo più anonimi, uscita per dodici numeri dal febbraio 1919 al maggio 1920. Essa si qualificava come Organe de Liaison Intellectuelle entre l'Italie et les autres Pays. Diretta da Giovanni Papini ed edita da Attilio Vallecchi essa era nata dall'impegno comune di Papini e di Ardengo Soffici.
Ê fatta molto bene. Assolutamente necessaria. Ottimo il carattere di indipendenza e di vivacità dato. Il primo numero riesce a non essere accademico e insieme tutt'altro che superficiale. Dà un'idea vasta di ciò che si pensa in Italia. L'annuncerò nelle mie « Energie Nove » la modesta rivista di rinnovamento
26
26 Rinnovamento era intitolato anche il fondo di Balbino Giuliano pubblicato sul primo numero di « Energie Nove », 1-15 novembre 1918.
che vado imponendo in questa saracena Torino. Ho disposto perché ve la si mandi in cambio della « Vraie Italie ».
Congratulazioni e saluti.Piero Gobetti
Via XX Settembre 60 Torino367
3.2.1919
ENERGIE NUOVE
Direzione
Torino 23.IV.1920
Via XX Settembre, 60
Ill.mo Signore,
sto studiando il pensiero filosofico di Giovanni Maria Bertini 28.
28 Filosofo nato a Carmagnola nel 1818, dal 1847 professore di storia della filosofia all'università di Torino, morì nel capoluogo torinese il 14 ottobre 1876. Sul piano speculativo il Bertini tentò di risolvere il dissidio tra la logica filosofica e l'attività della « logica » o della fede che sola poteva conquistare le verità soprasensibili. Respinta la concezione hegeliana della mediazione e della dialettica ricorse a motivi leibniziani fino a teorizzare un teismo filosofico. Il motivo fondamentale del suo pensiero fu quello di ricercare un accordo filosofico della ragione con la religione e quindi fu in dura polemica con ogni forma di ortodossismo. Di Gobetti su Bertini vedi: Il pensiero e l'opera di Giovar Maria Bertini, febbraio 1923, ora in Opere, cit., pp. 201 sg. e G. M. Bertini e la filosofia del Risorgimento, introduzione a G. M. BERTIN1, Saggi platonici, R. Carabba editore, Lanciano, 1921, in « Cultura dell'anima »; ib., pp. 709 sg.
Crede che sulla « Cultura dell'Anima » potrei curare la ristampa di qualche suo scritto? (Molte cose importanti sono seppellite nella memoria e negli Atti dell'Accademia di Torino). Si potrebbe scegliere tra la Nuova interpretazione delle idee platoniche 29
29 Letta alla Reale Accademia di Scienze di Torino il 18 giugno e il 2 luglio 1876, pubblicata negli Atti della Reale Accademia di Scienze di Torino, vol. XI, pp. 997-1041 e 1045-83.
(che ha ragion d'essere anche dopo gli studi posteriori del Fraccaroli, del Nundelband, del Nathorp, del Luthoslowhi) e la Storia critica delle prove metafisiche della realtà sovrasensibile
30.
30 Letta alla Reale Accademia di Scienze di Torino il 28 maggio 1865, 25 febbraio e 13 maggio 1866. La seconda e la terza parte negli Atti, vol. I, pp. 352-62; 613-61.
Tutti e due gli studi si trovano negli atti dell'Acc. torinese. Verrebbero, come mole, ognuno un volumetto di 160 pagine ed. Carabba. Se credesse potrei anche premettervi uno studio.Nei primi di maggio mi troverò probabilmente a Firenze. Le potrei parlare della cosa più diffusamente. Con i più vivi ringraziamenti e migliori saluti.
Suo Piero Gobetti
In questi giorni spero di avere a mia disposizione i manoscritti del Bertini, attualmente in mano del figlio. Quindi col rinvio di tutti i documenti inediti il mio lavoro potrebbe portare qualche elemento diverso e nuovo nella valutazione del pensiero di Bertini data dal Gentile 31.
31 Vedi G. G., Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà del secolo XIX, V, La Cultura piemontese, « La Critica », XIX, 1921, pp. 12-13; pp. 76-89; pp. 138-150; pp. 202-217; pp. 270-284; XX, 1922, pp. 16-30; pp. 79-93; pp. 140-148; XXI, 1923, pp. 10-27.
Per il rapporto tra l'interpretazione di Gobetti e quella di Gentile vedi PAOLO BAGNOLI, L'eretico Gobetti, La Pietra, Milano, 1978, pp. 100 sg.
Per il rapporto tra l'interpretazione di Gobetti e quella di Gentile vedi PAOLO BAGNOLI, L'eretico Gobetti, La Pietra, Milano, 1978, pp. 100 sg.
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Ill.mo Sig., riesaminata la questione del Bertini mi pare che la cosa migliore da ristampare, che potrebbe sollevare intorno a lui un certo interesse vivo anche perché è l'opera sua più matura, sia La filosofia greca prima di Socrate 33. Ma (tenendo conto della prefazione che vi metterei) occorrerebbero due volumi della « Cultura dell'anima ». Pubblicare una scelta non si può poiché si oppone al concetto che egli aveva della storia della filosofia, come svolgimento organico e progressivo di problemi.
Ed allora se non gli si potesse dare più di un volume bisognerebbe tornare all'idea di una raccolta dei suoi scritti su Platone, tra cui il più importante sarebbe il lavoro sulle idee di cui Le ho parlato. Per gli interessi editoriali aggiungerei nel primo caso i programmi dei suoi corsi di filosofia a Torino, che sono inediti. Sto lavorando alla traduzione della vita degli stoici di Diogene Laerzio e nell'estate le ultimerò.
In attesa di un suo cenno in proposito le mando i miei ossequi e saluti cordiali.
dev. Piero Gobetti
Direzione
Torino 19.X1.1920
Via XX Settembre, 60
Mi scriva, la prego, se il volumetto va. (In bozza aggiungerò alcune note al testo).
Mi dica intanto se pubblicherebbe il volumetto dell'Ornato 35,
35 Luigi Ornato, nato a Caramagna di Saltino nel 1787 morì a Torino il 28 ottobre 1842. Fu letterato e filosofo. Seguì, a seguito dei moti del 1821, Santorre di Santarosa in esilio. Di persona l'Ornato non pubblicò nulla ed i suoi scritti apparvero dopo la morte. Il suo pensiero fu fortemente influenzato dalla Jacobi. Indirizzò Giovanni Maria Bertini verso gli studi filosofici.
Di Gobetti su Ornato vedi: La filosofia di Luigi Ornato e la cultura politica dell"800, « Rivista d'Italia », XXIV, fase. VI, 15 giugno 1921; ora in Opere, cit., pp. 172 sg. e Il misticismo di Luigi Ornato, « Coscientia », III, n. 24, Roma, 14 giugno 1924; ib., pp. 243 sg.
di cui le ho parlato e che in breve tempo sarebbe pronto. Continuo a lavorare agli Stoici di Diogene Laerzio, ma per un po' di tempo non glielo manderò perché voglio curarlo molto.Di Gobetti su Ornato vedi: La filosofia di Luigi Ornato e la cultura politica dell"800, « Rivista d'Italia », XXIV, fase. VI, 15 giugno 1921; ora in Opere, cit., pp. 172 sg. e Il misticismo di Luigi Ornato, « Coscientia », III, n. 24, Roma, 14 giugno 1924; ib., pp. 243 sg.
Mi creda coi più vivi auguri
Suo dev. Piero Gobetti
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Caro Sig. Papini, non ho ancora ricevuto nulla dopo che le ho spedito il manoscritto del Bertini. Va Bene? Devo preparare il volume dell'Ornato? Le sarei molto grato di una risposta. Intanto le comunico con piacere che qui a Torino siamo riusciti nelle ultime elezioni a prevalere sulla direzione della Società di Cultura 37:
37 Per le vicende della torinese Società di cultura vedi GIANCARLO BERGAMI, Da Graf a Gobetti. Cinquant'anni di cultura militante a Torino (1876-1925), Centro di Studi Piemontesi, Torino, 1980, pp. 13-26.
A tale episodio Gobetti fa riferimento anche nel saggio I miei conti con l'idealismo attuale, « La Rivoluzione Liberale », II, 2, 18 gennaio 1923. Ora in Opere, I, Scritti politici, a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino, 1969, p. 446.
cosicché daremo alla morta società un nuovo indirizzo. Nei mesi di gennaio-febbraio faremo una serie eccezionale di conferenze a cui han dato promessa assai sicura di intervenire a parlale Prezzolini, Einaudi, ed altri (forse Salvemini). Io prego vivamente lei, anche a nome della Società, di venire tra noi a parlare di quell'argomento che più la interessa (non politico naturalmente). Come rimborso delle spese la Società offre 500 lire ad ogni conferenziere: Creda che qui l'accoglieremo, noi giovani, non come conferenziere, ma come fratello maggiore, dal quale si è imparato molte cose e per cui si ha dell'affetto. Non sarebbe la solita conferenza. Questo mi induce a sperare che Ella accetterà. Glie ne rendo grazie anticipatamente. Me ne scriva presto indicando il tema e la data probabile.A tale episodio Gobetti fa riferimento anche nel saggio I miei conti con l'idealismo attuale, « La Rivoluzione Liberale », II, 2, 18 gennaio 1923. Ora in Opere, I, Scritti politici, a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino, 1969, p. 446.
Cordialmente.
Suo Piero Gobetti
Caro Sig. Papini, non abbiamo ancora avuta la sua risposta (neanch'io l'ho avuta per Bertini e Ornato). La presidenza della Società di Cultura mi incarica di pregarla di una risposta sollecita a proposito della conferenza, che dovremmo fare in febbraio. In attesa la ringraziamo vivamente.
Cordiali saluti.
Dev. Piero Gobetti
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ENERGIE NUOVE
Direzione Torino 17.1.1921 Via XX Settembre, 60
Caro Sig. Papini, le presento il mio amico Natalino Sapegno 40,
40 Ê stato uno dei maggiori collaboratori delle riviste di Gobetti; si segnalano i seguenti articoli: De Monarchia, « La Rivoluzione Liberale », n. 29, 1922; Polemica con F. Burzio, « R. L. » n. 32, 1922; Il Piemonte e le province, « R. L. », n. 35,- 1922; Sorel e la disperazione eroica, « R. L. », n. 37, 1922; Resoconto di una sconfitta, « Il Baretti », n. 1, 1924.
il quale da molto tempo si occupa con serietà di studi filosofici medievali e le vuoi proporre un volume su S. Tomaso per la « Cultura dell'Anima »
41,
41 Nel 1924, volume n. 101 della « Cultura dell'Anima », apparvero scelti, tradotti e annotati dal Sapegno gli Opuscoli filosofici di San Tommaso d'Aquino.
La saluto cordialmente.
Suo dev. Piero Gobetti
Caro Sig. Papini, le presento la sig.na Ada Marchesini laureata in lettere che le vuoi parlare di un suo lavoro. Intanto le mando il mio articolo sulla Storia di Cristo del Popolo Romano 43. Le sarò grato se me ne vorrà scrivere. Le mando pure due articoli dell'« Ordine Nuovo », uno suo e uno mio contro la miseria del Benelli 44.
44 Vedi Indicazioni librarie, « L'Ordine Nuovo », 6 settembre 1921, firmato Giuseppe Baretti. Ora in P. G., Opere, II, cit., pp. 534 sg.
Ha, letto Ali
45?
Io faccio la critica teatrale e letteraria nell'« Ordine Nuovo »
46,
46 Gobetti fece il redattore teatrale e collaboratore per la letteratura all'« Ordine Nuovo » a partire dal gennaio 1921. Vedi P. G. Opere, III, Scritti di critica teatrale, a cura di Giorgio Guazzotti e Carla Gobetti, Einaudi, Torino, 1974.
benché sia tutt'altro che comunista per tenermi in contatto col movimento operaio che qui a Torino è moralmente migliore che altrove, sebbene in quest'ultimo mese sia andato molto peggiorando, il che mi preoccupa assai. Saluti da parte della Signora Duse alla quale ho avuto occasione di parlare mi dice di salutarla. Ha letto anche lei con molta gioia la Storia di Cristo.La saluto affettuosamente.
Dev. Piero Gobetti
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Caro Sig. Papini,
come potrei avere della « Cultura dell'Anima » i due volumi: Spinoza Dio Heine Pensieri e Ghiribizzi? Mi interessano come bibliofilo perché sono i due soli che mi mancano della collezione e già li feci richiedere invano all'editore. Inoltre le devo comunicare una bella notizia: ho scoperto molte carte inedite dell'Ornato (abbozzo di un sistema, note su Jacobi, Fichte, ecc. lettere). Perciò se mai vorrà farne un volume della « Cultura dell'Anima » potremo alla realtà di pensieri che già tengo pronta unire la parte più direttamente teoretica e rivelare così un pensatore nuovo.
Lavoro intanto al Blondel 48.
48 Cfr. P. G., Maurizio Blondel, « L'Ordine Nuovo », 9 giugno 1921. Ora in Opere, II, cit., pp. 681 sg.
La saluto affettuosamente.dev. Piero Gobetti
30.IV.1921
Presto uscirà nell'« Ordine Nuovo » un altro mio articolo su La storia di Cristo.
Caro Sig. Papini, vorrei concorrere al Premio Cantoni per la filosofia: crede che potrei avere presto le bozze del Bertini? Io conservo della mia introduzione una copia non definitiva: inoltre vorrei presentare l'edizione corredata di note e questa io non la posseggo più. Ho trovato una traduzione dell'Apologia del Bertini ottima: se aggiungiamo qualche saggio?
Scusi la noia: mi dica se devo scrivere direttamente io all'editore per risparmiare del lavoro inutile a Lei: creda che le scrivo perché proprio questa copia di bozza mi occorrerebbe presto.
Tanti saluti affettuosi dal suo dev.
Piero Gobetti
12.11.1921 Caro Sig. Papini,
non crede che si potrebbero tradurre per un volumetto della « Cultura del-l'Anima » alcuni studi di Blondel come: Le point de depart de la recherche philosophique.
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L'illusion idealiste. Principe elementaire d'une logique de la vie morale?
Io ho tradotto or ora due volumi di Laberthonnière 51
51 Cfr. P. G., La filosofia di Laberthonnière, settembre 1920; prefazione a L. L., Il realismo cristiano e l'idealismo greco, tradotto da Piero Gobetti, Vallecchi, Firenze, 1922 in Opere, II, pp. 671 sg.
per il Vallecchi, e non uscirei quindi dal campo dei miei studi dovendo prepararle l'edizione con prefazione.Me ne scriva. Mi scriva anche quando si potrà riparlare dell'Ornato e se il Bertini uscirà presto.
Scusi la noia e gradisca i miei più affettuosi saluti.
Dev. Piero Gobetti
Caro Sig. Papini, la Società di Cultura mi incarica di chiederle se potrebbe venire nei primi mesi del nuovo anno (da gennaio a marzo) a farci una conferenza. Lei sa che soprattutto noi giovani ne saremmo molto lieti.
Le mando pure il programma con cui riprenderò l'attività di « Energie Nuove » nel 1922.
Affettuosi saluti.
dev. Piero Gobetti
18,11.1921
Caro Papini,
ha ricevuto la « Rivoluzione Liberale »? Che cosa ne pensa? Vuol scriverci le sue osservazioni sul Manifesto? 54
54 Pubblicato sul numero I de « La Rivoluzione Liberale », 12 febbraio 1922. Ora in P. G., Opere, I, cit., pp. 227 sg.
Gliene sarei molto grato. Non oso chiederle che ci scriva su altri argomenti: se mai le venisse fatto — nonostante le sue occupazioni — come glie ne saremmo grati! (specie per il « Baretti »)
55.
Ê vero che Ella non dirige più la « Cultura dell'Anima »? A chi è passata?Scusi grazie.
Suo dev. Piero Gobetti
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7.4.1922
Caro amico, parlerei volentieri del suo Manzoni 57:
57 Si riferisce a Le più belle pagine di Alessandro' Manzoni, scelte da G. Papini, Treves, Milano, 1921-1924 (2 vol.).
sono finalmente libero dal servizio militare e posso lavorare con più calma.Affettuosi saluti.
Dev. Piero Gobetti
20 marzo [1922]
Caro Papini,
Vallecchi ci fece per la « Riv. Lib. » una piccola inserzione per due numeri. Potrebbe ella con la sua autorità e amicizia imporgli, per così dire, di continuare? La cosa oltretutto è un buon affare per il Vallecchi perché i nostri lettori non son gente eclettica, ma iniziata ad acquistare i suoi libri quando sa che son usciti.
Scusi questa noia che le dò, così meschina. Grazie del suo aiuto. Quando mi scriverà della «. R. L. »?
Affettuosi saluti.
Suo dev.mo Piero Gobetti
Gorizia 6 dicembre [1922]
Caro Papini,
ieri ho fatto qui la II conferenza di un mio ciclo sulla Cultura contemporanea: « Papini e Prezzolini ». Si sono molto interessati e penso di averle conquistato degli amici.
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Perché non ci manda per « R. L. » uno o 2 numeri del Dizionario 60 prima che sia pubblicato?
Avrei tanto piacere che nella nostra rivista comparisse qualcosa di suo.
La saluto affettuosamente.
Suo Piero Gobetti
Torino, 17 dic. [1922]
Caro Papini,
ci manda per « R. L. » qualche frammento del Dizionario dell'Uomo Selvatico o altro?
Non le pare che abbiamo quasi una specie di diritto di ricevere il saluto dei nostri fratelli maggiori? A quali altri giovani in Italia potrebbe in questi giorni rivolgere la sua simpatia?
Mi creda con migliori saluti
Suo Piero Gobetti
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