Ia edizione (6-7-8-9-10-11) p.6 p.7 p.8 p.9 p.10 p.11 6 QUESTA PREFAZIONE 7 Questo non è un libro di buona fede. È un libro di passione e perciò d'ingiustizia — un libro ineguale, parziale, senza scrupoli, violento, con- tradditorio, insolente come tutti i libri di quelli che amano e odiano e non si vergognano nè dei loro amori nè dei loro odi. Posso permettermi, questo cinismo intellet- tuale in quanto credo che il mio libro sia ciò che molti altri, più sapienti e più garbati, non sono: cioè un' opera di vita. Io non ho voluto fare nè una storia della filosofia moderna nè una serie di saggi su filosofi moderni. Il mio libro non ha l'intenzione nè di informare i miei lettori di ciò che hanno pensato precisamente i filosofi di cui parlo nè di fare dei commen- tari dotti o delle interpretazioni rigorose delle loro filosofie. Questo libro è un pezzo, o un'insieme di pez- zi, di un'autobiografia intellettuale. È uno dei prodotti della mia liberazione da molte cose di cui ho sofferto - è il tentativo, in ispecial modo, 8 dí liberarmi dalla filosofia e dai filosofi. È, an- che, il testamento di un'epoca della mia attività dedicata soprattutto alla «polemica e all'assalto. Ha un valore, cioè, soprattutto personale; come una serie di confessioni indirette, come un se- guito di repulsioni e di avversioni che si mani- festano a proposito di dati uomini, presi come tipi di cose e d'idee repugnanti e nemiche. Avrà un valore, dunque, a seconda di quello che farò in seguito: se farò qualcosa di così importante che valga la pena di venir demolito, sarà un docu- mento prezioso della mia vita spirituale di que- sti ultimi anni — se invece non arriverò a compiere quello che medito sarà uno sfogo che interesserà soltanto qualche compagno di cam- mino o qualche dilettante di anime. È un libro, insomma, il cui valore sarà se- gnato dal futuro. Al di fuori di questo significato puramente individuale — che mi è piaciuto affermare su- bito con la più chiara franchezza — questo libro può averne un altro, più generale, e, forse, più rappresentativo di certe correnti contempora- 9 nee. È, come sarà facile accorgersene in fine, un processo della filosofia, uno sforzo per dimo- strare tutta la vanità, la vacuità, l'inutilità e la ridicolaggine della filosofia. Ho voluto, in- somma, fare una liquidazione generale di que- sto equivoco aborto dello spirito umano, di que- sto mostro di sesso dubbio che non vuol esser nè scienza nè arte, ed è un miscuglio di tutte e due le cose senza arrivare ad essere uno strumento di azione e di conquista. Preso in questo senso il mio libro potrebbe essere il programma di una generazione di buona volontà: l'assassinio di un essere inutile per preparare nuove forme di at- tività mentali .più degne di animali che si chia- mano pomposamente i re della creazione. .Ma per fare questo processo ho preso la parte più viva e recente della filosofia, quella che corre anche oggi nelle scuole e nei giornali e che va dalla fine del XVIII secolo ai primi del XX. E invece di fare il processo alla filosofia in ge- nere, presa in astratto, l'ho voluta giudicare, as- salire, aggredire e giustiziare in persona dei suoi maggiori rapresentanii dell'ultimo se- colo, presi come uomini vivi e concreti e deter- minali. E li ho presi a uno a uno per il petto e li ho sbattuti nel muro con tutta la furia di cui 10 sono stato capace, senza riguardi e senza pietà. Ho cercalo di guardar bene negli occhi ciascuno, di scoprire la sua anima nascosta, il suo io più caro e ho messo alla tortura quelle tre o quattro idee che ciascuno di loro ha inventate o ha rese celebri e dopo averle malmenate ho cer- cato di gettarle via come inutili carogne. Davanti ognuno di loro mi son sentilo co- me un nemico insaziabile, come un distruttore necessario e mi è parso che sbarazzata la strada dai loro enormi cadaveri e dalle loro fredde ombre avrei camminato meglio. A questo modo è venuto fuori un libro ch'è un massacro, un macello, una strage, un pubblico mattatoio. Mi son mostrato pieno di una volontà di uccidere, di annientare, di sbranare, di ac- coppare tale da far torcere tutti i musi dei le- gittimi mariti della storia seria, diligente e obiettiva. So benissimo, senza che me lo ripetano gli al- tri, che tutta questa foga ha nociuto alla solidità del libro. Sarebbe stata necessaria una maggiore preparazione, una maggiore cautela, una mag- giore freddezza. Il libro, forse, sarebbe riuscito più eficace. Ma avrebbe perduto certo quell'odore di polvere e di giovinezza, quell'andatura un 11 po' spavalda e un po' donquijotesca che io amo tanto con grande mio danno. Così com'è venuto fuori, attraverso tre anni di Oigrizia meditabonda interrotta solo da qualche serata di lavoro furente, mi sembra non del tutto indegno di quello che voglio fare e farò in seguito. Per questo mi son deciso a farlo stampare e son certo che ad onta dei di- sdegnosi silenzi dei filosofi altolocati e delle smorfie degli studiosi seri, ci sarà qualche scono- sciuto giovine amico che troverà in queste af- frettale pagine delle gioie e dei sentieri. Firenze, 21 settembre 1905. ◄ Il crepuscolo dei filosofi |