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La bibliofilia attiva del primo Papini
L’enciclopedico è meraviglioso quando sa legare
Pubblicato in: Charta, anno XXX, n. 183, pp. 56-61 Data: 7 agosto 2023 -
"Quel mattino che sorge con noi": la velleità di "cambiare il mondo in Un uomo finito di Giovanni Papini
Pubblicato in: Rivista di studi italiani, anno XLI, n. 3, pp. 99-115 Data: dicembre 2023 Note: Abstract:
Il contributo intende indagare la questione della ribellione e dell’estremismo nella figura del primo Giovanni Papini, partendo dalla constatazione della portata costitutiva che tale atteggiamento riveste nella costruzione dell’intellettuale fiorentino. Attraverso la rilettura, offerta in Un uomo finito, del momento di fondazione del Leonardo, e del lessico violento delle sue riunioni di redazione, si cristallizzano i proclami di rottura completa col passato e di lotta contro tutto ciò che è “vecchio”. Vengono in seguito messe in evidenza alcune difficoltà che Papini stesso (nella conferenza Ai giovani del gruppo vinciano) sottolinea riguardo alla postura assolutista del “ribelle”: esso si muove tra stanchezza immaginativa e sospetto che la sua invettiva genera; e inefficacia del linguaggio e delle parole nel comunicare il suo progetto assoluto senza indebolirlo. Di fronte a queste complicazioni, la strada scelta da Papini è di spingere il più in là possibile i limiti della lingua, pur restando, a differenza di Marinetti, al di qua della barriera del senso – recuperando, in realtà, l’eredità di molti autori (I fratelli morti) del passato. In questo stile orale e “sanguigno” si rinviene il paradosso centrale della postura ribelle di Papini: la sua spinta verso il cambiamento della società ci sembra originare dal sentimento individuale di “diversità” raccontato fin dalla prima infanzia. I cambi di opinione e schieramento riflettono una continua volontà di sfida e di raggiungimento della gloria personale; gli altri, cui il cambiamento dovrebbe rivolgersi, ricoprono un ruolo secondario nell’economia di *Un uomo finito*, spesso confinati a fungere da istanza oppositiva rispetto alla protesta dell’io. La nostra tesi, quindi, è che l’impulso papiniano a “cambiare il mondo” sia in realtà l’esito di uno scontro originario tra io e mondo: deprivandolo di importanza quanto al suo programma, ma evidenziandone la centralità quanto a formazione di una nuova identità. Nel finale di *Un uomo finito*, Papini rivolge esplicitamente questa volontà di scontro verso la conservazione del proprio ruolo acquisito nella società, contro l’insorgenza delle nuove generazioni.
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Giovanni Salvagnini Zanazzo |