Leonardo

Fascicolo 5


Decadenza borghese
di Giuliano il Sofista (Giuseppe Prezzolini)
pp. 7-8
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Se la borghesia fosse quale i socialisti ce la dipingono, se adoprasse le forze dell'ingegno, le astuzie e le sottilità della dialettica, le ricerche erudite e le audacie oratorie, la vigoria del verso e asprezza della prosa, le forze dell'organismo sociale e quelle che la tradizione ha accumulate in suo favore, per difendere e mantenere in mano propria le ricchezze che l'eredità,


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il privilegio, il risparmio pertinace, il furto e il gioco veloci adunatori di potenza, tutto quello che abilità, forza, inganno, e ricompensa di servizi resi le dettero, allora la borghesia non sarebbe in decadenza. Se tosse vero che essa tende con un abile sistema di leggi, con la forza dell'esercito, l'aiuto del prete, la servilità del magistrato ad escludere rigorosamente dalle ricchezze, dalla potenza, dagli onori le classi proletarie, se fosse chiusa e superba come un antico castello, se trasmettesse di generazione in generazione intatto il sangue la grazia e la vigoria, se si mostrasse capace delle virtù aristocratiche, allora io sarei per la sua parte e l'aiuterei nella lotta. Ma poichè tale lotta non esiste, perche da una parte si fa guerra e da l'altra non si rintuzzan le offese, perche ci si contenta dí copiare i metodi dell'avversario, e ci si difende dall'avidità del proletario con le concessomi, perchè si resta passivi di fronte al continuo insultare e conquistare e non si conduce un attivo sistema di offesa, perchè la borghesia è tutta infiltrata di idee socialiste, ed applaude ed aiuta la propria rovina, io mi allontano da lei con disgusto, come da cosa che vada verso la morte. Vita non è se non reazione a l'ambiente; così fisiologicamente la definiva Claude Bernard; e tanto più forte è la vita quanto più lo è la reazione e tanto pìù varia e imprevedibile questa altrettanto è più alta la vita. Il vecchio, e tutti gli organismi in decadenza, come i malati, reagiscono debolmente; perciò soccombono. Ora nulla vi è di più leggendario della reazione borghese, mito inventato dai democratici per aizzare le plebi e darsi l'illusione di combattere qualche cosa di potente e di forte; l'unica resistenza che la borghesia offra è la sua pigrizia e l'inerzia: è difficile a scuotersi, a muoversi, ma non si oppone attivamente e coscientemente a ciò che tenta spossessarla di quello che ha.
   Non è forse occorso un anno intiero di scioperi e la mal rattenuta agitazione del proletariato in tutta Italia, perchè una lontana consapevolezza del pericolo sorgesse nella borghesia e si avvisasse ai mezzi di difesa, e sí riunissero in leghe i proprietari della gleba?
   Ma in quanti posti dalla difesa — timida spesso, quasi vergognosa e rifugiantesi dietro lo stato e il diritto, non fondata su la volontà e la forza, — si è osato passare offesa? dove è avvenuto la serrata degli opifici (look out) e dove quello sciopero dei padroni cui pure la borghesia dovrà presto o tardi venire? — Corse invece da per tutto la parola d'ordine di pacificazione, di giustizia, e tacitamente la maggioranza si accordò per cedere quello che un giorno temeva le venisse strappato dalla violenza. — Cento proverbi — riassunti di pratiche esperienze — consacrano al disfacimento chi cede il dito e poi la mano, chi si fa pecora, e chi invece di combattere patteggia. Il rimedio borghese — sintomo dí vigliaccheria di impotenza e di paura — è simile a quello di chi volesse rattenere le acque di un fiume straripante, con l'aprire le dighe. Ogni cessione incoraggia l'avversario, gli fa gustare la dolcezza della vittoria, l'invita a maggiori audacie, infiamma speranze più vive, cupidigie più ampie; e non è regola di vita, di mirare oltre per coglier nel segno, di chiedere più per ottenere meno, di assalire per difendersi?
   Mancanza di riazione, significa morte prossima: noi crediamo con Ereclito la guerra genitrice e regina di tutte le cose; la borghesia invece affretta la propria distruzione, si compiace allo spettacolo della propria decadenza, e col plauso e col denaro sostiene coloro che più valgono ad abbatterla; son forse proletari — io domando — i centomila e più lettori di Ottavio Mirbeau, che nei suoi romanzi da bordello cercano il ritratto delle proprie conoscenze, e gli infiniti uditori dei drammi di Ibsen che schiaffeggia la borghesia, e tutti quelli che si dichiarano ammiratori del contadino semi-barbaro che da Jasnaia Poliana invade l'Europa di corruzione evangelica?
   Come il panesimo mal resisteva agli urti dei cristiani, perchè infetto della stessa malattia del nemico, come Giuliano l'Apostato puntellava la cadente religione con le speculazioni giudaico-alessandrine e con la morale del Gallica, come Apollonio di Tyana praticava le virtù e compiva i miracoli del Cristo, -- così nel XVIII secolo l'aristocrazia francese ospitava e proteggeva il piagnucoloso rivoluzionario Rousseau e sorrideva agli schiaffi e alle frecciate che contro di lei partivano da Ferney. Nell'un caso e nell'altro mancò la lotta; e gli eccidi dei cristiani — esagerati del resto e leggendari in parte — come le piccole resistenze degli aristocratici in Francia, non furono che gli ultimi moti incomposti di organismi morenti. La borghesia destinata a perire, avrebbe davanti a se aperta una nobile via; ma non la sceglierà. Di fronte alla proclamazione deì nemici suoi della lotta di classe — che tale non è; perchè la borghesia subisce e non combatte — condurre apertamente e disperatamente, con tutte le forze e con tutti i mezzi, la guerra, assorgere a coscienza di aristocrazia e preferire la bella morte della battaglia al lento imputridire della senilità. Ma la borghesia è incapace di questo, ed e anche incapace di una Vandea futura; perciò sul suo cadavere il filosofo innalzerà un monumento di infamia, e scolpirà parole dí vergogna per quella che si è tolta di vita.


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