MARK BALDWIN - L'intelligenza. - Torino, Fratelli Bocca, 1904.
p. 30
Il Baldowin è certo uno psicologo abbastanza intelligente. Per quanto un po' troppo ligio alle tradizioni evoluzioniste, egli ha il merito di essere uno dei sostenitori di quella «selezione organica» la quale concede una parte dominante all'attività spirituale e personale nella dinamica delle specie.
E il Villa ha fatto bene (dal punto di vista degli amanti della cultura a medio livello) a tradurre questo libriccino che però nell'edizione inglese portava il titolo più significativo di Story of Mind.
Ma il Villa mi ha straordinariamente meravigliato quando nella sua prefazione presenta il Baldwin insieme al James, come il più grande psicologo americano e pur riconoscendo che l'ultimo è «scrittore brillante e indagatore acutissimo» sostiene che «il Baldwin ha forse la superiorità del metodo più rigoroso e di una più stretta continuità di produzione» (p. X).
Ora io credo, mio caro Villa, che in una scienza in formazione come la psicologia valga assai più l'originalità che il metodo e se il James è più disordinato o saltuario pensate che ci sono più idee vive e nuove in una delle sue pagine che in un volume intero del professore di Princeton.
Non parliamo, di grazia, di eguaglianza e tanto meno di superiorità. Il James è il più grande filosofo non solo del mondo anglo-sassone ma del mondo addirittura e il Baldwin è un buono e onesto e ingegnoso professore e propatore di psicologia, il quale si guarda bene non solo dall'essere brillante mentre scrive ma anche quando pensa.
◄ Fascicolo 13
◄ Giovanni Papini