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Nell'anelito appunto ad una vita più intensa e piena, che le più ricche esperienze religiose fanno coincidere con una vita più universale nell'effusione delle anime e chiamare vita superiore, si rivela, come irruzione dell'essere profondo alla superficie, e si esprime, in una vibrazione interna dell'io — di terrore, di speranza, di rimorso, di gioia, di attesa, di fiducia, ed anche di tormentosa nostalgia — l'inserzione nell'infinito, quella esecuzione assidua di un programma che ci preforma e c'incombe dal di dentro, si avverte infine quella nostra costituzione divina, che la vita volgare, ogni atto cioè volto verso il futuro ed il meglio, racchiude, pur dissimulandola alla coscienza, e che solo un forte squilibrio e un afflusso rigurgitante in atti per antonomasia detti religiosi, fanno avvertire: allora si sente di essere in Dio.
(D.R ASCHENBRÖDEL — «Religione e religioni» Nova et vetera, 1, 1).
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