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Un anno fa un corrispondente romano di un gran giornale lo dava per ammalatissimo, anzi per spacciato o quasi; oggi, le duemila pagine dei Vangeli Sinottici ne attestano la tempra insolitamente alacre e vigorosa.
A maggior ragione e con maggiore sincerità che non il suo antico maestro e compno di lavoro Monsignor Dochesne in fronte a un suo volume, il Loisy avrebbe potuto dedicare questa opera ai suoi superiori (se ancora gli è concesso averne) i quali gli hanno dato agio di condurla a compimento; se egli fosse rimasto a Parigi o anche nelle vicinanze della gran città, chissà quanto avremmo dovuto attenderla ancora! Le lunghe mattinate di lavoro nella quiete di Garnay e di Ceffonds hanno dato buon frutto; rigo dopo rigo, i fogli si sono riempiti man mano di quella scritturina minuta e precisa che sembra dissimulare nella sua andatura modesta tutta l'originalità del pensiero che vi è segnato, per addensarsi in un testo compatto che
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scorre tuttavia limpido e pieno, senza ingombro di citazioni e di note.
I pochi fortunati che hanno seguito l'insegnamento del Loisy intorno alle Parabole e ai racconti della Passione nei Sinottici fra il 1901 e il 1904 nella piccola aula dell'École des Hautes Études, gli altri più numerosi che hanno tenuto dietro alla sua attività critica di questi ultimi otto anni, o la più larga cerchia degli uomini colti che hanno presenti i primi capitoli dell'Évangile et l'Église, tutti troveranno qui una maggiore fusione dei due metodi che talvolta sembravano staccati l'uno dall'altro — l'analisi critica e l'interpretazione psicologica — e sempre più riuniti i due uomini — il filologo e lo storico — che diventano un solo spirito intento a ricostituire «la sintesi vivente della più intensa manifestazione di vita che siasi mai prodotta in seno all'umanità».
Pochi coloro che in questo momento si saranno accinti a tale lettura ciclopica; moltissimi invece i curiosi che avranno già letto e riletto il terzo libercolo rosso, che è escito insieme con l'opera maggiore. I giornali ne hanno già dato un riassunto. Il Loisy non vi usa più nessuna tergiversazione, ed esprime con rude franchezza e talvolta con eloquenza il suo convincimento: che il cattolicismo romano ha rotto definitivamente col mondo moderno.
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